Codice Civile art. 2424 bis - Disposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale (1).Disposizioni relative a singole voci dello stato patrimoniale (1). [I]. Gli elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente devono essere iscritti tra le immobilizzazioni. [II]. Le partecipazioni in altre imprese in misura non inferiore a quelle stabilite dal terzo comma dell'articolo 2359 si presumono immobilizzazioni. [III]. Gli accantonamenti per rischi ed oneri sono destinati soltanto a coprire perdite o debiti di natura determinata, di esistenza certa o probabile, dei quali tuttavia alla chiusura dell'esercizio sono indeterminati o l'ammontare o la data di sopravvenienza. [IV]. Nella voce: "trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato" deve essere indicato l'importo calcolato a norma dell'articolo 2120. [V]. Le attività oggetto di contratti di compravendita con obbligo di retrocessione a termine devono essere iscritte nello stato patrimoniale del venditore. [VI]. Nella voce ratei e risconti attivi devono essere iscritti i proventi di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi, e i costi sostenuti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Nella voce ratei e risconti passivi devono essere iscritti i costi di competenza dell'esercizio esigibili in esercizi successivi e i proventi percepiti entro la chiusura dell'esercizio ma di competenza di esercizi successivi. Possono essere iscritte in tali voci soltanto quote di costi e proventi, comuni a due o più esercizi, l'entità dei quali vari in ragione del tempo. [VII]. Le azioni proprie sono rilevate in bilancio a diretta riduzione del patrimonio netto, ai sensi di quanto disposto dal terzo comma dell'articolo 2357-ter (2). (1) V. nota al Capo V. (2) Comma inserito dall'art. 6, d.lg. 18 agosto 2015, n. 139, Le disposizioni del decreto entrano in vigore dal 1° gennaio 2016 e si applicano ai bilanci relativi agli esercizi finanziari aventi inizio a partire da quella data. InquadramentoL'articolo in commento fornisce alcune indicazioni sulla modalità di iscrizioni di talune voci dello stato patrimoniale. Le immobilizzazioni e l'attivo circolanteFra le immobilizzazioni vanno iscritte le attività destinate ad essere utilizzate in modo durevole ovvero a permanere nel lungo periodo nel patrimonio aziendale (De Angelis, 1000; Colombo, 1994, 89). Nell'attivo circolante, invece, vanno iscritte attività destinate ad essere smobilizzate rapidamente ovvero, comunque, a restare per breve periodo nel patrimonio societario (De Angelis, ibidem). Alcune attività, come ad es. i crediti, possono, in astratto, essere iscritte tanto fra le immobilizzazioni che nell'attivo circolante: in concreto, ove si preveda l'incasso nei termini pattuiti, i crediti vanno iscritti nell'attivo circolante, in caso contrario nelle immobilizzazioni. La classificazione dei crediti tra l'attivo circolante e le immobilizzazioni finanziarie non è effettuata sulla base del criterio finanziario (cioè sulla base del periodo di tempo entro il quale le attività si trasformeranno in liquidità, convenzionalmente rappresentato dall'anno), bensì sulla base del ruolo svolto dalle diverse attività nell'ambito dell'ordinaria gestione aziendale. In sostanza, la classificazione dei valori patrimoniali attivi si fonda sul criterio della “destinazione” (o dell'origine) degli stessi rispetto all'attività ordinaria. In particolare il legislatore richiede la separata indicazione: dei crediti considerati tra le immobilizzazioni finanziarie (cioè di origine finanziaria) i cui importi sono esigibili entro l'esercizio successivo (si veda voce B, III, 2 dell'attivo); e dei crediti ricompresi nell'attivo circolante (cioè di origine commerciale) i cui importi sono esigibili oltre l'esercizio successivo (si veda voce C, II dell'attivo). In questo modo lo schema in esame fornisce, benché in modo frazionato e senza un riepilogo, alcune informazioni di natura finanziaria. I crediti verso clienti non possono essere ricompresi tra le immobilizzazioni finanziarie ai sensi dell'art. 2424 bis, ma nell'attivo circolante, generando possibili perdite e non minusvalenze. Conseguentemente la cessione pro soluto dei crediti — ritenuti inesigibili dall'imprenditore e non rientranti in una procedura concorsuale — sono deducibili soltanto se risultano da dati di riferimento precisi comprovanti la perdita (Cass. n. 15563/2000). I depositi presso banche, quando sono vincolati a garanzia di pagamenti e prestiti effettuati dagli enti creditizi per incarico della società depositante, non costituiscono disponibilità liquide, bensì immobilizzazioni finanziarie e come tali vanno registrate in bilancio (Trib. Milano, 21 ottobre 1999). La differenza tra titoli immobilizzati e non immobilizzati risiede non già nell'intrinseca natura di tali beni, che resta in ogni caso la medesima, bensì nella loro destinazione. Costituiscono immobilizzazioni finanziarie i titoli destinati ad essere utilizzati durevolmente nell'impresa, mentre gli altri, per i quali si prevede la possibilità di vendita in tempi brevi, fanno parte del capitale circolante. L'anzidetta alternativa tra l'uno e l'altro criterio d'iscrizione non è, dunque, espressione di una discrezionalità nell'applicazione di differenti criteri contabili da cui dipenda un diverso possibile modo di valutare in bilancio i medesimi beni: si tratta, invece, di una scelta esclusivamente gestionale, che riguarda l'utilizzazione futura dei titoli appartenenti alla società, cioè appunto la loro destinazione, da cui dipende la natura stessa (in senso economico) del bene da iscrivere in bilancio — se immobilizzazione o elemento del capitale circolante — e che, una volta individuata, si riflette sul relativo criterio di valutazione contabile senza che in quest'ultimo passaggio si annidi alcun margine di discrezionalità (Cass. n. 6911/2005). I fondi rischiI fondi rischi costituiscono accantonamenti che debbono essere effettuati a fronte di eventi negativi probabili, quando se ne ammette l'accadimento in base a motivi seri o attendibili, ma non certi, laddove, in presenza di eventi possibili (ridotta probabilità di realizzazione), si richiede soltanto un richiamo informativo nella nota integrativa (Trib. Milano, 5 novembre 2001). Ratei e riscontiRatei e risconti costituiscono uno strumento mediante il quale è possibile correggere gli effetti distorsivi che produrrebbe sul bilancio l'appostazione di costi e ricavi secondo un criterio di mera cassa e consente di attuare invece una contabilità ispirata al criterio della competenza, mediante l'iscrizione di poste correttive che tengano conto del fatto che vi sono oneri contabilizzati durante l'esercizio, ma riguardanti un esercizio successivo, ovvero oneri che, pur essendo attinenti all'esercizio, saranno pagati soltanto in un esercizio successivo; per evitare che l'iscrizione di queste poste non comprometta l'esigenza di precisione e chiarezza del bilancio è necessario, quindi, che esse siano concordate con il collegio sindacale e che ne venga data notizia nella relazione (Trib. Milano, 7 marzo 1991; Trib. Milano, 5 novembre 2001). In particolare, i ratei hanno la funzione di aggiungere all'esercizio parti di ricavo di competenza del periodo ma che saranno liquidati nell'esercizio successivo; i risconti sono rettifiche di storno che hanno la funzione di detrarre dal periodo partite di costo liquidate finanziariamente nell'esercizio ma di competenza di quello successivo (Trib. Napoli, 31 ottobre 1991). BibliografiaAngelici, La riforma delle società di capitali, Padova, 2003; Balzarini, Partecipazione agli utili degli amministratori, in Codice commentato delle nuove società, Milano, 2004; Balzarini, in Comm. Marchetti-Bianchi-Ghezzi-Notari, Milano, 2006; Balzarini, Impugnazione della delibera di approvazione del bilancio: interesse ad agire, vizi della relazione sulla gestione, in Soc. 2014; Bergamaschi, Distribuzione degli utili, in IlSocietario.it 2015; Bocchini, Diritto della contabilità delle imprese. 2. Bilancio di esercizio, Torino, 2011; Bussoletti-De Biasi, in Comm. 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